lunedì 16 giugno 2014

Recensione - Shadowhunters: Città delle anime perdute, di Cassandra Clare

Lo so che arrivo tardi alla festa, ma chissene :P
Titolo: Città delle anime perdute
Autore: Cassandra Clare
Pagine: 549
Prezzo: 10,50€
Casa Editrice: Mondadori

Trama:
Lilith, madre di tutti i demoni, è stata distrutta. Ma quando gli Shadowhunters arrivano a liberare Jace, che lei teneva prigioniero, trovano soltanto sangue e vetri fracassati. E non è scomparso solo il ragazzo che Clary ama, ma anche quello che odia, suo fratello Sebastian, il figlio di Valentine. Un figlio determinato a riuscire dove il padre ha fallito e pronto a tutto per annientare gli Shadowhunters. La potente magia del Conclave non riesce a localizzare né l'uno né l'altro, ma Jace non può stare lontano da Clary. Quando si ritrovano, però, Clary scopre che il ragazzo non è più la persona di cui si era innamorata: in punto di morte Lilith lo ha legato per sempre a Sebastian, rendendolo un fedele servitore del male. Purtroppo non è possibile uccidere uno senza distruggere anche l'altro. A chi spetterà il compito di preservare il futuro degli Shadowhunters, mentre Clary sprofonda in un'oscura furia che mira a scongiurare a ogni costo la morte di Jace? Amore. Peccato. Salvezza. Morte. Quale prezzo è troppo alto per l'amore? Di chi ci si può fidare, quando peccato e salvezza coincidono? Ma soprattutto: si possono reclamare le anime perdute?

Voto: 4/5

[Spoiler su Città degli Angeli Caduti]

Pensavo che sarei rimasta delusa da questo libro. Avevo letto appena uscito Città degli Angeli Caduti e mi aveva deluso moltissimo: ero curiosissima di capire cosa la Clare avesse in serbo per i suoi primi Shadowhunters e ero rimasta spiazzata da quel che era stato di loro, in particolare per Sebastian risorto.
Quindi la mia strategia è stata quella di prendermi una pausa dalla Clare e di ritornarci solo quando ne fossi stata davvero convinta. E il momento è giunto poco fa, in prossimità dell'uscita di City of Heavenly Fire (Città del Fuoco Celeste, in italiano) e di tutta l'agitazione per questo ultimo libro.
Ho decisamente fatto la scelta giusta.

Devo dire che un po' questi personaggi mi erano mancati. 
Mettendo subito in conto che Jace è sicuramente tra i miei personaggi maschili preferiti (e di conseguenza non poteva che mancarmi), sono riuscita ad apprezzarlo ancora di più verso la fine, quando finalmente... torna ad essere "Jace"? Se l'avete letto sapete di cosa parlo, ma cerco di spiegarvi senza entrare nel dettaglio: per la maggior parte del libro non sembra neanche lui, è assente e fa battute più strane di quelle che farebbe il solito Jace, che per quanto possa essere ironico nasconde anche un lato privato e gentile.
Che davvero non mi era mancata è stata Clary, ma ormai ci tocca tenerla. Anzi, mi è sembrata quasi meno insopportabile del solito, benché le sue sciocchezze le faccia comunque.
Simon è lo stesso di sempre: farebbe qualsiasi cosa per Clary e per le persone a cui tiene, e gliene capitano una dopo l'altra anche in questo volume. Non so voi, ma per lui la vedo dura in Città del Fuoco Celeste.
Che invece non avevo mai apprezzato così tanto sono i cosiddetti Malec, cioè la coppia Magnus e Alec. Carini e fragili come qualsiasi coppia di umani, mi hanno sorpresa.

Sulla storia non posso dire molto, anche perché se no potrei spoilerare i quattro libri precedenti al primo che passa. Ma, a parte la passione innata della Clare per l'incesto, devo dire che è davvero ben costruita. Un nuovo cattivo da combattere, e problemi tutti nuovi da risolvere. E il cattivo potrebbe quasi risultare la brutta copia di Valentine ad alcuni, ma più che brutta... io direi malvagia, cattiva come pochi.

Lo stile della Clare mi è sempre piaciuto. Non è complicato o intricato, ma inserisce qui e là le metafore giuste che lo rendono particolare e unico, accompagnando ovunque nel suo mondo il lettore. Fa sembrare le 500 e passa pagine quasi una passeggiata, un bicchiere d'acqua che non vorresti smettere di bere.

Accade sovente, con ciò che viene perso e ritrovato, che lo si scopra diverso da come lo si era lasciato.

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